Non profit e Terzo settore, indicazioni operative
Le organizzazioni non profit (ONP) non sono nuove alla rendicontazione sociale. Negli ultimi anni, tuttavia, l’evoluzione dell’economia e dei modelli produttivi, l’emergere di nuovi bisogni, la crescita delle disuguaglianze e, soprattutto, lo sviluppo normativo scaturito da una riflessione durata diversi decenni, hanno contribuito ad attribuire a tali organizzazioni un ruolo di straordinaria rilevanza, nella prospettiva sia nazionale sia internazionale.
Il Gruppo di studio per il Bilancio Sociale (GBS), associazione scientifica di carattere nazionale che il Consiglio nazionale dei commercialisti sostiene, ha come missione principale lo sviluppo e la promozione della ricerca sulla rendicontazione sociale, sugli strumenti e le prassi tramite i quali viene realizzata, sulle tematiche inerenti ai processi di gestione responsabile delle imprese, al fine di favorire la diffusione della responsabilità sociale nelle organizzazioni profit, non profit e pubbliche.
il GBS opera, in particolare, nel solco del rigore metodologico e dell’impostazione scientifica, intercettando le nuove tendenze nel campo del social accounting e del non-financial reporting .
Non profit e Terzo settore sotto una nuova lente
Alla luce della Riforma del Terzo settore, il cui impianto generale, delineato dal Codice del Terzo settore (CTS), si è “perfezionato”, sul fronte della rendicontazione sociale, con le disposizioni contenute nei due decreti attuativi, il GBS ha ritenuto opportuno osservare sotto una nuova lente la realtà del non profit e attualizzare le proprie riflessioni in materia di rendicontazione delle ONP.
In questo scenario, il GBS ha pubblicato il documento di ricerca n. 17, “Rendicontazione sociale nel non profit e Riforma del Terzo settore”, reso gratuitamente fruibile, con l’obiettivo di delineare un confronto tra l’evoluzione normativa e lo stato dell’arte della rendicontazione sociale nel non profit e fornire indicazioni operative agli ETS per una efficace applicazione delle Linee guida ministeriali sulla rendicontazione sociale elaborate nell’ambito della Riforma.
Nella prima parte dello studio vengono avanzate considerazioni teoriche che meritano un cenno speciale per il carattere di novità che propongono e riguardano la distinzione tra “genere” e “specie”.
In un contesto in cui i confini tra profit e non profit appaiono mobili, o quantomeno incerti, emerge una domanda che è opportuno porre nella prospettiva della rendicontazione sociale: quale è il tratto comune, cioè quello generico, della rendicontazione sociale, valido per ogni forma di impresa, e quale è il tratto singolare, cioè quello specifico, della rendicontazione sociale, valido (solo) per il settore non profit?
Nella seconda parte il documento tratta argomenti peculiari rispetto ai quali si avanzano proposte e raccomandazioni per una calibrazione della rendicontazione (per il settore non profit in generale e per il Terzo settore in particolare) adeguata ai tempi e al ruolo che l’ordinamento attribuisce a queste organizzazioni.
Le indicazioni operative proposte nella seconda parte del documento possono essere di comune necessità o a vantaggio dell’intero genere – dunque sia per le imprese for profit che per le organizzazioni non profit –, ma questo non deve trarre in inganno: il GBS ha inteso sottolineare ciò che considera necessario oggi per la specie non profit.
Nelle indicazioni operative è contenuta, quindi, una visione: quella di un settore non profit in grado, sempre più, di concorrere all’interesse collettivo, di migliorare la propria efficienza, di eliminare alcune tipologie di rischio che la particolare natura delle organizzazioni non profit (in qualche misura) alimenta; quella di un settore più aperto di quanto già non sia, idoneo, sempre più, a combattere una doppia tendenza: la chiusura nel proprio “fortino morale” da un lato, la deferenza nei confronti degli altri tipi d’impresa dall’altro.
Fonte: PRESS