IRPEF sotto esame in Commissione Finanze

Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, in audizione ieri presso l’Aula della Commissione Finanze, ha passato in rassegna l’attuale struttura dell’Irpef fornendo spunti di riflessione sulle possibili modifiche ispirate ai principi di trasparenza, efficienza ed equità, che tengano in considerazione anche gli inevitabili profili di psicologia fiscale.

IRPEF: dov’è la trasparenza?

Abbiamo un sistema articolato di calcolo dell’imposta netta, in particolare dell’aliquota media e marginale effettiva. Di fatto, per il contribuente è molto difficile calcolare e conoscere il suo effettivo e personale livello di imposizione; questo si traduce in una scarsa trasparenza dell’imposta.

… e l’efficienza?

L’attuale sistema disincentiva l’offerta di lavoro da parte dei contribuenti a causa delle aliquote marginali elevate sui redditi bassi e delle detrazioni (specie quelle per lavoro dipendente) decrescenti al crescere del reddito, che – per l’attuale configurazione – provocano sui redditi medio-bassi (entro i 55mila euro), il “salto di aliquota“.

Il sistema di detrazioni e deduzioni ha determinato una deformazione della progressività dell’imposta e un conseguente disincentivo a lavorare e guadagnare di più già a livelli bassi di reddito.

… e l’equità?

E’ prevista una progressività molto elevata per livelli bassi di reddito imponibile (entro i 40mila euro), cui corrisponde un’imposta più alta da versare; progressività che si riduce molto per i livelli elevati di reddito.

IRPEF: i punti deboli

EVASIONE – Nell’attuale sistema dell’Irpef, rileva Ruffini, una criticità riguarda l’evasione fiscale. Il “Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all’evasione fiscale e contributiva 2020” rappresenta che il gap complessivo per il triennio 2015-2017 è di circa 107,2 miliardi di euro, di cui:

– 95,9 miliardi di mancate entrate tributarie;

– 11,3 miliardi di mancate entrate contributive.

Ad ogni buon conto, il 2018 ha drasticamente ridotto (5 miliardi di euro) il tax gap rispetto all’anno precedente grazie alle misure di contrasto all’evasione fiscale e di miglioramento della tax compliance introdotte recentemente.

La riduzione del tax gap sarà, in futuro, possibile agendo contemporaneamente sulle due leve a disposizione:

1. azioni di policy ;

2. efficientamento delle performance dell’Amministrazione finanziaria.

Quali altre criticità per l’IRPEF?

L’analisi del direttore Ruffini ha dato centralità alla frammentazione della legislazione tributaria: troppe disposizioni normative disciplinano le imposte sui redditi, anche non contenute nel Tuir:

– norme sulle detrazioni per ristrutturazione energetica;

– cedolare secca sugli affitti;

– locazioni brevi;

– tassazione dei redditi di capitale;

– addizionali comunali, provinciali e regionali;

– crediti di imposta commissioni Pos;

– più in generale, tutte le agevolazioni aggiunte o comunque complementari al Tuir.

Sarebbe risolutivo raccogliere e razionalizzare la legislazione fiscale in un unico Codice tributario, procedendo attraverso la realizzazione di misure volte a favorire la semplificazione del sistema e l’attuazione della certezza del diritto.

Un’ipotesi suggerita in audizione è la revisione delle detrazioni d’imposta e delle deduzioni dal reddito complessivo, anche per rendere possibile la totale gestione di tali agevolazioni nella dichiarazione precompilata: il contribuente potrebbe avere a disposizione per ogni anno d’imposta il proprio modello dichiarativo senza la necessità di operare alcuna modifica rispetto a quello fornito dall’Agenzia.

Un elemento in più di semplificazione e trasparenza nel calcolo dell’IRPEF potrebbe essere il reddito minimo esente sul modello spagnolo, variabile in base alla composizione della famiglia, in luogo delle detrazioni per tipo di lavoro e componenti familiari decrescenti al crescere del reddito.

Sulla flat tax, una soluzione di estrema trasparenza e semplicità sarebbe che questo sistema di tassazione abbracciasse tutti i redditi su una base imponibile il più possibile ampia e riconducesse gran parte delle deduzioni, detrazioni, crediti e bonus a un solo minimo esente.

Risolverebbe il problema dei redditi d’impresa e societari, se l’aliquota fosse fissata allo stesso livello dell’Ires.

Sul costo, una scelta come la flat tax dovrebbe avere una copertura certa e l’esistenza di evidenze incontrovertibili che tale tipo di prelievo consenta recuperi di gettito derivanti da una elevata compliance.

Ispirato al modello tedesco, il sistema ad aliquota continua dovrebbe prevedere che l’imposta lorda sia calcolata per ogni livello di reddito in base a un algoritmo che calcola una serie continua di aliquote che garantiscono la progressività dell’imposta, non su diverse aliquote per scaglioni di reddito come avviene nell’attuale sistema italiano.
 
Circa la tassazione per cassa, riguardo le agevolazioni per l’attività d’impresa sarebbe opportuno vagliare la possibilità di consentire l’immediata deducibilità degli investimenti, non la rateizzata mediante gli ammortamenti, per giungere ad un sistema che abbini ai pagamenti mensili o trimestrali dell’Iva anche quelli dell’Irpef, superando il sistema della ritenuta d’acconto per i professionisti e quello di acconti e saldi per le imprese, e consenta di estendere la dichiarazione dei redditi precompilata anche a un certo numero di partite Iva.

Dovrebbe costituire un vantaggio per il contribuente la possibilità di ancorare la deduzione di un costo alla sua manifestazione numeraria (oggettiva) e non alla competenza economica (che presuppone delle stime), in modo da evitargli di scoprire oggi di aver commesso un errore solo dopo anni per effetto di accertamento e contenzioso, con l’aggiunta delle sanzioni.

Inoltre, con la progressiva acquisizione di altri dati fiscalmente rilevanti, attraverso la fatturazione elettronica e la trasmissione telematica dei corrispettivi, sarà possibile introdurre la “dichiarazione precompilata” anche per le partite Iva. Con la fatturazione elettronica è stato, infatti, creato un sistema digitale di emissione, trasmissione e conservazione delle fatture, che permette di abbandonare il supporto cartaceo.

La dichiarazione precompilata rimane lo strumento di maggiore efficacia messo a disposizione dei contribuenti e l’intento dell’Agenzia delle entrate è di realizzare la progressiva dematerializzazione dei diversi modelli di dichiarazione.

Rimanendo in tema di dichiarazione precompilata, in via sperimentale, già con riferimento all’anno d’imposta 2021 (grazie anche alla completezza, dal primo gennaio di quest’anno, del flusso dei corrispettivi telematici), l’Agenzia rende disponibili ai soggetti passivi Iva con la liquidazione trimestrale dell’imposta, residenti e stabiliti in Italia, in un’apposita area riservata del sito internet dell’Agenzia, le bozze dei seguenti documenti:

i registri relativi alle fatture emesse e ricevute, nonché alle bollette doganali per i beni e i servizi acquistati o importati;

la liquidazione periodica Iva;

la dichiarazione annuale Iva.

IRPEF: profili di psicologia fiscale

Punto interessante trattato dal direttore Ruffini in conclusione è l’attenta analisi sulla riforma dell’IRPEF, evidenziando la necessità di non trascurare gli aspetti psicologici di un intervento strutturale sul tributo.

L’applicazione di un’imposta, infatti, non dipende semplicemente dalla sua perfezione tecnica, ma anche da come sarà recepita dalla platea dei contribuenti.