Era nell’aria. Forfetari, l’AE scrive. Professionisti: qui prodest?
Sì che era nell’aria. Pubblicato il provvedimento agenziale che anticipava lettere di compliance ai contribuenti in regime forfetario su dati dichiarati obbligatori, la reazione dei commercialisti non ha tardato ad arrivare. Cosa lamentano?
UNGDCEC. L’avvio dei controlli sui dati lascia stupefatti
“L’avvio dei controlli sui dati del quadro RS (dichiarazione dei redditi 2022) per i titolari di partita IVA con regime forfettario, messo in pratica dall’Agenzia delle Entrate, lascia stupefatti. Viene infatti chiesto, in caso di omissioni, di mettersi in regola presentando una dichiarazione integrativa e versando le sanzioni ridotte mediante il ravvedimento operoso. Peccato che chi applica il regime forfettario non determini la base imponibile con il sistema “tradizionale” (differenza tra ricavi e costi), ma attraverso un coefficiente applicato al fatturato, indipendentemente dai costi, che sono, quindi, ininfluenti.
Ora l’AdE afferma, inviando queste lettere, che i contribuenti che hanno barrato il campo <<assenza di dati da dichiarare>> abbiano compiuto un’omissione rilevante. Ci domandiamo: cosa c’è di strano se un contribuente che non deduce costi dall’attività e, pertanto, che non ha interesse a sostenere costi, non abbia effettivamente nessun dato da dichiarare?”.
Così l’Unione giovani per bocca del suo presidente Matteo De Lise, che fa una stima: “Stiamo parlando del 90 per cento dei forfettari raggiunti da queste lettere che, per stare tranquilli, chiameranno il loro commercialista, ricontrolleranno la documentazione e molto probabilmente andranno a pagare la sanzione prevista indicando (…) un valore/importo/dato insignificante”.
In sintesi, “l’unica funzione è quella di fornire un dato statistico, una mera informazione riguardo costi dell’attività (fiscalmente irrilevanti). A che scopo inviare l’invito alla compliance a tutti i contribuenti forfettari che hanno flaggato la casella «Assenza di dati da dichiarare»? Un invio massivo di inviti alla compliance che senso ha? Senza considerare che gli uffici dell’Agenzia, con un organico sottodimensionato, come evidenziato dal direttore Ruffini, saranno sommersi da richieste di chiarimento”.
Per De Lise “non è corretto neppure che l’Agenzia delle Entrate chieda notizia di dati già in suo possesso, come peraltro prevede sia la norma istitutiva del regime forfettario che lo Statuto del Contribuente. Lo stesso Ente sul proprio sito, a proposito delle semplificazioni per i forfettari si esprime come segue: i contribuenti che applicano il regime forfettario sono esonerati dagli obblighi di registrazione e tenuta delle scritture contabili, fermo restando l’obbligo di tenere e conservare i registri previsti da disposizioni diverse da quelle tributarie. L’inutilità fiscale del dato è conclamata, quasi ridondante sottolinearla, a noi preme evidenziare come questi provvedimenti siano inutili se l’obiettivo è quello di accertare un ipotetico maggior ricavo non dichiarato dal forfettario e addirittura illegittimi se inviati a pioggia a tutti quei contribuenti forfettari che (anche a ragione) non hanno indicato costi in quel quadro.”.
Siamo in linea con la semplificazione degli adempimenti voluta dalla Riforma del Fisco?
Si unisce il Presidente dei Commercialisti del CNDCEC, Elbano de Nuccio: “Il kit di dati a disposizione dell’Amministrazione finanziaria, se efficacemente utilizzato, è più che sufficiente per intercettare eventuali situazioni anomale, soprattutto dopo l’avvento della fatturazione elettronica”.
Sitografia