Blockchain in Italia. A che punto siamo?
Blockchain: l’economia italiana – vasta, diversificata e orientata verso le esportazioni – offre terreno favorevole per lo sviluppo, il collaudo e l’adozione, in numerosi settori, di soluzioni basate proprio sulla blockchain.
Blockchain. Cos’è?
E’ una sottofamiglia, un insieme di tecnologie in cui un registro distribuito (che può essere letto e modificato da più nodi di una rete) è strutturato come una catena di blocchi contenenti le transazioni e il consenso è distribuito su tutti i nodi della rete, i quali possono partecipare al processo di validazione delle transazioni da includere nel registro.
Il numero di PMI italiane molto attive nei mercati internazionali è consistente: la percentuale sfiora il 40% delle esportazioni complessive del Paese. Questa caratteristica propria del tessuto imprenditoriale italiano spiana la strada ad alcune opportunità, in quanto gli scambi internazionali sono una delle aree più interessanti per lo sviluppo di soluzioni basate sulle tecnologie di registro distribuito.
I settori nazionali per i quali l’origine dei prodotti (il “Made in Italy”) rappresenta un importante valore di mercato possono trarre un forte vantaggio dalle qualità di trasparenza, sicurezza e tracciabilità offerte dalla blockchain.
Le PMI formano il nucleo centrale dei distretti industriali italiani nel settore tessile, dell’arredamento, elettrodomestici, calzature e in altri importanti settori di esportazione come la meccanica e l’agroalimentare.
I sistemi di blockchain sono intrinsecamente solidi e atti a garantire una gestione ottimale dei dati offerti dai tradizionali fornitori di certificazione in merito alla provenienza e alla qualità dei prodotti. Questa caratteristica potrebbe rappresentare un valore aggiunto significativo per i processi produttivi che incorporano la tecnologia blockchain.
Le PMI innovative del Paese stanno testando soluzioni DLT con l’intento di porle al servizio di tali settori; alcune ne iniziano la commercializzazione. Sono proposte innovazioni interessanti anche nel settore finanziario, assicurativo e dei servizi di pubblica utilità.
Le grandi società con partecipazione pubblica, gli istituti finanziari, le associazioni e gli attori di rilievo nel panorama tecnologico italiano sperimentano oggi i registri distribuiti.
Blockchain in Italia
Sono in corso progetti innovativi di:
SIA (la “SIAChain”);
Associazione bancaria italiana (ABI), che sta realizzando applicazioni specifiche per il mercato italiano, basate sull’infrastruttura
blockchain proposta dagli attori del mercato internazionale (“Progetto Spunta”).
Tornando al settore dei servizi di pubblica utilità, Enel sta sperimentando dal 2016 diversi sistemi che fanno leva sulla blockchain.
Ma è ancora presto per individuare con certezza in quale direzione potrebbe evolversi un eventuale “distretto blockchain” italiano.
Blockchain in Italia: fase di sviluppo iniziale
Al di fuori delle applicazioni finanziarie, la tecnologia in esame è ancora in una fase relativamente iniziale di sviluppo; il suo utilizzo in progetti industriali è molto limitato a livello mondiale in quanto le grandi, medie e piccole aziende fornitrici di soluzioni blockchain competono per creare, testare e commercializzare applicazioni nuove, in grado di superare l’offerta esistente.
La struttura industriale “decentralizzata” dell’Italia, con una percentuale elevata di piccole e micro imprese all’interno di macrosettori orientati alle esportazioni e che puntano sulla qualità, offre un terreno di prova interessante per le potenzialità produttive delle DLT.
Restano molte sfide da affrontare, tecniche come di regolamentazione, per un uso più diffuso di questa tecnologia in passato oggetto di un’attenzione straordinaria, a causa dell’impennata dei prezzi delle cripto-valute e del conseguente “effetto trainante” a livello globale.
Staremo a vedere.
Fonte: oecd-ilibrary.org