L’Intervista. Le Blockchain fabbricano fiducia. Parola di ABIE
Alessia Lupoi intervista l'ing. Giuliano Pierucci - presidente di ABIE. Le Blockchain ‘fabbricano fiducia’. La criptofinanza? Non è un demone
– Ingegner Pierucci, vuol presentarci ABIE?
ABIE (www.abieitalia.org) è un'associazione italiana che si occupa di blockchain. A ben vedere, é stata prima in Italia nel fornire contributi nei settori di business e tecnologico delle Blockchain. Gli obiettivi sono chiari e semplici: promuovere lo sviluppo delle tecnologie Blockchain e il relativo impiego nei diversi settori e ambiti della società italiana (Industria 4.0, Formazione, Digital Identity, Fintech, Crowdfunding/Tokenization, E-Voting, Certificazione, Privacy, etc); favorire l’accesso alle tecnologie da parte delle medie e piccole Imprese; sostenere e partecipare a progetti di ricerca, ad attività di formazione, a conferenze e iniziative settoriali; contribuire allo sviluppo della regolamentazione italiana e internazionale e favorirne la diffusione; rappresentare gli associati presso Autorità, Enti e Istituzioni; garantire la collaborazione con associazioni analoghe, anche di altri Paesi. ABIE è federata in Confindustria Digitale, nel cui sistema rappresentiamo il supporto e il presidio primario per il tema blockchain. Grazie ad un approccio selettivo, professionale e indipendente, come pure alla presenza nel sistema confindustriale, ABIE ha lavorato con successo nel corso degli anni, raggiungendo importanti risultati. Tuttavia, vi è ancora molto da fare: si aprono nuove sfide, dettate dalla rapida evoluzione della tecnologia e della società.
– Ingegnere, la sua prima qualifica lascia il passo, in questa sede, alla più opportuna di Presidente. Le chiedo una definizione di Blockchain e di indicarne l'importanza per tutti noi?
Le Blockchain sono piattaforme tecnologiche digitali che - per come sono pensate e realizzate – permettono di garantire l’archiviazione e l’accesso a dati e a procedure in modo sicuro, certificato e decentralizzato. Proprio per queste caratteristiche, Blockchain permette di gestire il valore, dove per valore dobbiamo pensare sia ai token, che chiamiamo criptovalute, sia ai dati e alle informazioni che riguardano la nostra vita e i nostri processi. Farò ora degli esempi: con la Blockchain è possibile gestire la certificazione delle competenze di una persona, oppure certificare la congruenza di un processo di manutenzione di impianti complessi con le normative e le regole. E ancora, Blockchain permette di certificare in modo inattaccabile e immodificabile la sostenibilità di un’azienda e il processo di produzione dei prodotti che i nostri figli mangiano e del made in Italy nel mondo. E', certo, una elencazione povera rispetto ai molti casi d’uso effettivi e già in campo. In linea generale, quando per i dati e per i processi servono garanzia e fiducia, lì interviene la Blockchain. Possiamo, quindi, dire che le Blockchain sono piattaforme digitali decentralizzate che ‘fabbricano fiducia’
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– Incuriosisce particolarmente questo concetto. Perché si parla di "fabbrica di fiducia"?
Perché come in ogni fabbrica anche in Blockchain si costruisce qualcosa. Si costruisce la garanzia che un contenuto digitale, file di ogni tipo, in un preciso istante (marca temporale) è ‘fatto’ in un determinato modo (contenuto certificato), è di proprietà certa (identità digitale), non può essere contraffatto (impossibilità del cambiamento) e, infine, è accessibile (trasparenza). Questo, in sintesi, significa costruire fiducia tra le persone e tra organizzazioni.
– Spesso, Presidente, quando parliamo di questo nuovo paradigma della società dei nostri giorni, ancor più di quella futura, notiamo scetticismo ed opposizioni ‘ideologiche’. Alla Blockchain vengono associati termini come cybercrime, ransomware, richieste di riscatti eccetera. Le chiedo: come stanno realmente le cose?
Direttore, scetticismo e opposizioni sono generati della confusione in materia. Si confondono i termini blockchain e criptovalute; criptovalute e cybercrime; schema Ponzi e così via. Metto qui un poco d'ordine. La criptofinanza è una particolare applicazione permessa dalla tecnologia Blockchain. Dicevo ad inizio intervista che Blockchain permette di creare, custodire e scambiare ‘valore’. Questo ‘valore’ può essere un dato, una informazione o un processo o, anche, un valore finanziario alternativo alla moneta tradizionale (moneta fiat). Ecco, in questo caso si parla di criptovalute e di criptofinanza. Attenzione, dunque: la criptofinanza non è un demone, tantopiù ora che i regolatori stanno normando il settore al fine di contrastare i pericoli che sempre sono, come le anticipavo, nelle situazioni innovative. Sapere di chi è il ‘valore’ (KYC) e verificare che il ‘valore’ provenga da attività lecite (AML) sta divenendo, anche per le criptovalute, un requisito di conformità da rispettare ‘per legge’. Altro aspetto è il legame che nella mente di alcuni si è creato tra criptovalute e truffe/frodi. Vi è, qui, da dire che il problema principale è quello di lavorare sia per garantire la sicurezza informatica per le piattaforme, minimizzando così i rischi, sia per l’educazione finanziaria. Riguardo al tema della richiesta di riscatto in criptovalute, cui torno, questo è un problema che è destinato a risolversi da solo con una elevata probabilità di successo perché la regolamentazione lavora proprio nella direzione di capire ‘il percorso’ della criptovaluta e perciostesso, anche, di contrastare l’uso delle criptovalute per le finalità illecite.
– Nel segno della chiarezza. Blockchain è una risorsa tecnologica da sfruttare, non un demone da temere. Qual è il livello di adozione nel nostro Paese
?
L’Italia è indietro rispetto ai ‘colleghi‘ Paesi avanzati. Lato mercato, molti decisori ancora si chiedono, ad esempio, per quale motivo dovrebbero utilizzare questa tecnologia, quale problema risolva, perché dovrebbero considerare le criptovalute come un asset finanziario. Lato offerta, si fatica a dare spazio alle nostre aziende e alle nostre eccellenze, a causa della scarsezza delle risorse in campo. Comunque, volendo parlare del ‘bicchiere mezzo pieno’ mi piace dire che molte realtà hanno capito, persino bene, i vantaggi Blockchain. Neppure fa più notizia che grandi player usino Blockchain nel cuore dei loro processi industriali, opportunamente integrata con altre piattaforme digitali. Così come molti Istituti finanziari gestiscono tra i loro asset anche quelli criptofinanziari. Anche la politica e la pubblica amministrazione puntano ora sul nuovo paradigma tecnologico perché ne riconoscono i plus. Basti pensare alla legislazione nazionale, che offre la possibilità di emettere e scambiare strumenti finanziari mediante Blockchain, o all’utilizzo che se ne può ricavare in base al nuovo Codice degli Appalti Pubblici. Inoltre, è definita la tassazione del capital gain derivante dalla proprietà di criptovalute. Insomma, sono diversi i segnali e, di più, i fatti, che mostrano come Blockchain e criptovalute hanno fatto un percorso di normalizzazione nel Mondo, in Europa (es. MICA, DORA ) e in Italia e possono essere considerate a pieno titolo soluzioni che aziende, P.A., cittadini e Finanza devono considerare come opportunità quando si trovino a risolvere problemi o a individuare nuove opportunità.
– Come chiuderebbe, Presidente, questa intervista con ancora un paio di messaggi?
Dà occasione, Direttore, di raccontare ai nostri lettori - giocando il primo dei due bonus - un legame realistico tra Intelligenza artificiale (AI) e Blockchain. L’AI sta vivendo una fase di notevole sviluppo sotto tutti i punti di vista e in tutto il Mondo. I temi in evidenza, senza volere essere esaustivo, sono tecnologici, economici, sociali, etici. I media ci danno notizie già da diversi mesi di come player, studiosi e Governi si stiano interrogando su come gestire il futuro della relazione tra l’essere umano e l’AI affinché l’uomo mantenga il controllo e non accada il contrario.
Tra le questioni sul tavolo c’è proprio quella dei prodotti e dei risultati dell’Intelligenza artificiale. Ricordato lo scenario, voglio condividere una considerazione particolare legata al tema dei ‘contenuti digitali’ prodotti dall’AI. Questa porterà ad un loro aumento esponenziale. Per una parte, non ci sarà interesse ad una gestione che preveda processi certificati, archiviazioni certificate e marcature temporali. Per un’altra parte dei contenuti prodotti, si avrà bisogno dell’esatto contrario per esigenze che nasceranno in corso d’opera. In questi casi, per fare fronte a nuove esigenze si potrà ricorrere agli attuali strumenti operativi come oggi li concepiamo presso Notai, Agenzie eccetera? La risposta è un secco "no". Il problema dovrà essere risolto mettendo in campo un nuovo attore digitale realmente certificante: la Blockchain che con i suoi blocchi, transazioni, smartcontract, web3, timestamp ... permette di fare quello che serve in modo massivo, decentralizzato ed economico, con sicurezza e affidabilità e una velocità di throughput adeguata alle necessità.
– L'altro messaggio/bonus, Presidente?
E' diretto ai giovani che intendono intraprendere percorsi professionali nel digitale. In Italia, nei prossimi anni avremo bisogno di professionisti competenti e appassionati che conoscano le tecnologie maggiormente innovative. Il mio auspicio è che negli studi e percorsi formativi che le eccellenze compiono, si approfondiscano materie come Blockchain e web3. Occorreranno professionisti del digitale con un bagaglio veramente completo per supportare i decisori delle organizzazioni e, così, realizzare. Per i giovani eccellenti fare parte della nostra Associazione è fondamentale per le competenze, il networking e le possibilità di confronto che in essa trovano.
Spazio alle loro peculiarità.
Giuliano Pierucci per redigo.info