Fisco, riforma Meloni. Bozza quasi in Cdm

La bozza della delega fiscale di riforma Meloni è vicina ad atterrare in Consiglio dei ministri. E’ centrale la parte delle quattro che riguarda:

– l’Irpef a tre aliquote;

– l’Ires a due;

– la «tassa piatta», o «flat tax», «erga omnes» entro la fine della legislatura (per intanto quella «incrementale», che interessa i soli dipendenti).

Con la delega, l’Esecutivo chiede al Parlamento 24 mesi di tempo per ripensare in modo complessivo le tasse italiane.

L’impianto della riforma Meloni. Priorità per l’Irpef

L’obiettivo della riforma fiscale, il cui insieme organico risiede in 21 articoli, è nelle parole del vice ministro Maurizio Leo: «riordinare tutto il sistema tributario», in basilare coerenza con le regole dell’Unione europea e internazionali.

E’ cosa nota l’intenzione di una immediata rimodulazione delle aliquote Irpef, accorpando simultaneamente seconda e terza fascia di reddito (quelle tra 15 mila euro e 50 mila euro), con la prospettiva di un aumento dell’aliquota rispetto all’attuale in relazione alle due fasce: 23%, 27% e 43% (per un costo di circa 10 miliardi), ovvero di una riduzione a scaglioni ritoccando le aliquote su tutte le fasce di reddito, ma con l’aumento della terza aliquota di 6 punti percentuali (23%, 33% e 43%), con un impatto, stima Il Sole 24 Ore, sulle casse dello Stato minore corrispondente a circa 6 miliardi di euro.

Sempre in campo Irpef, per il lavoro dipendente è prevista la semplificazione delle norme sui fringe benefit. Per il lavoro autonomo invece si punta alla riduzione delle ritenute sui compensi nel caso in cui il lavoratore sostenga alti costi per dipendenti o collaboratori e al riconoscimento della neutralità fiscale per le aggregazioni e riorganizzazioni degli studi professionali.

Tocca ora all’Ires

Al previsto passaggio a due (di fatto, la riduzione) delle aliquote Ires, la bozza aggancia un’aliquota impositiva ridotta rispetto al 24% per la quota di reddito destinata, nei due anni successivi, a investimenti qualificati o a nuova occupazione, secondo il criterio (seguito dal Governo Meloni sin dal suo insediamento) che chi più assume e investe meno paga. Con ciò si vuol:

a. favorire la capitalizzazione delle imprese stabilite in Italia;

b. premiare, abbassando l’imposta, chi investe in nuove occupazioni o in beni strumentali innovativi e qualificati in un breve arco di tempo.

Tornando al rapporto istituzionale con l’Europa, il ragionamento governativo è stare in linea con le previsioni comunitarie di semplificazione; prevedere la disciplina di deducibilità degli interessi passivi anche con apposite franchigie; riordinare il regime di compensazione delle perdite fiscali ad esempio recependo i principi espressi dalla corte di giustizia dell’Unione Europea.

La tassa piatta?

Un obiettivo a lungo termine (5 anni) renderà come detto la “flat tax” operativa per tutti, ma prima quella incrementale (art. 1, c. 55/57) per i dipendenti.

Irap e Iva chiudono il cerchio

Previsto inoltre il graduale «superamento dell’Irap» attraverso l’introduzione «di una sovraimposta con base imponibile corrispondente a quella Ires (per garantire i livelli di finanziamento della spesa sanitaria)». In bozza anche la riforma dell’Iva, l’imposta sul valore aggiunto, da azzerare per alcuni beni di prima necessità.

Sitografia

www.ilsole24ore.com

www.corriere.it