Formazione 4.0. CdL per la proroga per il 2023

Nessuna traccia della Formazione 4.0 nella Legge di Bilancio 2023. E questo, di certo, non è una novità. In diverse occasioni, tra le pagine di questo giornale, siamo tornati sull’ argomento, ponendoci il quesito: “Che futuro?”

Ora, nell’audizione in Senato, il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro è tornato sulla questione, chiedendone la proroga per il 2023. Insieme al credito d’imposta per la Formazione 4.0, il CdL si è buttato a capofitto anche su altri crediti, toccando anche il tema dell’una tantum di 200 e 150 euro, evidenziando l’esigenza di includere queste misure in strumenti stabili di sostegno al reddito.

Formazione 4.0: le proposte di CdL

Uno dei principali temi toccati dal CdL è per l’appunto il credito d’imposta per Formazione 4.0, relativo alle spese sostenute dalle imprese per la formazione del personale, che secondo il Consiglio Nazionale è necessario prorogare per il 2023 e renderlo stabile anche per sostenere l’innovazione delle imprese.

Il legislatore ha infatti promosso una misura di questo tipo per sostenere le imprese nell’ambito della formazione dei propri dipendenti fino al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2022, in particolare per l’acquisizione o il consolidamento delle competenze nelle tecnologie rilevanti per la trasformazione tecnologica e digitale, rientranti nel Piano nazionale Impresa 4.0.

Secondo quanto riporta il documento, il Consiglio Nazionale sottolinea il fatto che sono previste diverse aliquote nei diversi periodi di imposta, che rendono complessa l’applicazione della misura e, soprattutto, tradiscono l’assenza di una visione di lungo periodo sullo sviluppo industriale del Paese.

Pertanto le proposte sono:

  • il credito d’imposta per gli investimenti in attività di ricerca e sviluppo, attività di innovazione tecnologica e attività di design e ideazione estetica, vista l’importanza per lo sviluppo tecnologico ed industriale del Paese, dovrebbe essere reso strutturale o, quantomeno, prevedere un’uniformazione della durata delle agevolazioni;
  • uniformare il limite massimo annuale degli investimenti al fine di comprendere anche quelli sostenuti dalle imprese di maggiori dimensioni;
  • mantenere la misura del credito d’imposta per le attività di innovazione tecnologica al 10% anche per i periodi d’imposta successivi a quello in corso al 31 dicembre 2023;
  • potenziare in maniera specifica il credito d’imposta per le attività di innovazione tecnologica 4.0 e green.

Indennità una tantum

Per ciò che concerne le indennità una tantum sia di 200 euro che di 150 euro che raggiungono, ora, una platea molto vasta di beneficiari, il CdL crede che debbano tramutarsi in sostegni stabili al reddito, soprattutto in conseguenza della grande disparità economica e sociale che dilaga nel nostro Paese, così come le difficoltà incontrate da giovani e donne nell’inserirsi nel mondo del lavoro.

Dunque, occorre, da un lato favorire gli investimenti delle imprese sulla formazione dei lavoratori e, dall’altro, intervenire con strumenti di sostegno al reddito di quei soggetti che si trovano in una condizione di debolezza nel mercato del lavoro o a rischio esclusione sociale.

Sitografia

www.consulentidellavoro.it

Audizione in Senato CdL