Digital tax. A gennaio 2021 avvio in Francia e Spagna
A dicembre parte la digital tax francese per i giganti del web. Seguirà la Spagna, dove a ottobre il Parlamento ha votato in via definitiva l’Impuesto sobre Determinados Servicios Digitales (la legge entrerà in vigore a metà gennaio).
Le legislazioni nazionali in partenza superano il mancato raggiungimento di un accordo in sede Ocse per regole internazionalmente condivise in materia di tassazione diretta (compreso il mercato digitale).
Italia, Austria e Regno Unito hanno approvato – anche parzialmente introdotto e attivato gli ultimi due – la loro digital tax.
Dal 1° dicembre 2020, dunque, la Francia attiverà la sua taxe sur les services numériques. L’imposta, già in vigore dall’anno scorso, di fatto non è mai partita. L’entrata a regime della digital tax francese avrebbe dovuto comportare il versamento da parte degli operatori dei primi acconti relativi al 2019 già ad aprile e a ottobre.
Poiché ad essere colpiti dall’imposta sono i colossi del web, tra cui diverse multinazionali di nazionalità statunitense, a fine 2019 gli Stati Uniti avevano reagito annunciando per contro l’applicazione di pesanti dazi commerciali aggiuntivi sull’importazione di una serie di prodotti francesi. Lo stallo si era risolto lo scorso gennaio a Davos, quando i due governi sono giunti all’accordo per cui la Francia avrebbe sospeso la riscossione fino a dicembre e gli Stati Uniti i dazi commerciali, in vista del raggiungimento di un’intesa a livello Ocse su un modello di tassazione globale comprensivo della digital taxation.
Dopo il rinvio dell’accordo, a ottobre il ministro dell’Economia francese ha annunciato il conseguente scongelamento della digital tax a partire da dicembre 2020.
Digital tax approvata da Parigi: cosa prevede?
La taxe sur les services numériques è stata approvata in via definitiva dal Senato francese a luglio del 2019 e prevede l’applicazione di un’aliquota del 3% sul fatturato dei big del mercato digitale operativi in Francia: soggetti che producono ricavi da 750 milioni di euro in su, di cui almeno 25 milioni realizzati in Francia.
Saranno colpiti dalla web tax i servizi di targeting pubblicitario svolti tramite l’uso dei dati di navigazione degli utenti, l’intermediazione del commercio online e la vendita dei dati raccolti a fini pubblicitari.
Modello spagnolo
Il Senato spagnolo ha invece approvato definitivamente due nuove imposte con “partenza” a gennaio 2021, una sui servizi digitali e l’altra sulle transazioni finanziarie.
Per quanto riguarda la digital tax, da cui il Governo spagnolo si aspetta di raccogliere poco meno di un miliardo di euro, come quella francese anche la versione spagnola s’inserisce nel solco tracciato dalla proposta di breve periodo per la tassazione delle attività digitali approvata nel marzo del 2018 dalla Commissione europea.
L’imposta infatti interesserà le multinazionali che fondano il proprio modello di business sul mercato del web e che forniscono servizi digitali in cui il valore aggiunto per l’impresa derivi dal contributo essenziale degli utenti. Tre, in particolare, le attività sul web incise dalla norma:
1. i servizi di pubblicità;
2. l’intermediazione;
3. la vendita dei dati generati dalle informazioni fornite dall’utente.
Sui ricavi generati da queste attività le imprese con un fatturato di superiore a 750 milioni di euro e reddito derivante dai servizi digitali generato in Spagna superiore a 3milioni di euro dovranno autoliquidare e versare, ogni tre mesi, un’imposta del 3%.