DISTACCO DEI LAVORATORI NELLE PRESTAZIONI DI SERVIZI
Approvato, in esame definitivo, un decreto legislativo di attuazione della direttiva europea 2018/957, relativa al distacco dei lavoratori nell’ambito di una prestazione di servizi. Obiettivo delle nuove norme avallate dal Governo italiano è adeguare l’ordinamento nazionale a quello europeo nel settore del distacco transnazionale dei lavoratori, limitando così i fenomeni di dumping sociale e dumping salariale.
Distacco transnazionale. Cos’è il dumping sociale?
Non esistendo una definizione legalmente riconosciuta e universalmente condivisa, prenderemo in prestito la definizione che ne dà la relazione dell’agosto 2016 sul dumping sociale nell’Unione europea: un’ampia gamma di pratiche intenzionalmente abusive e l’elusione della legislazione europea e nazionale vigente (compresi le leggi e i contratti collettivi universalmente applicabili), che permettono lo sviluppo di una concorrenza sleale riducendo illegalmente i costi operativi e legati alla manodopera e che danno luogo a violazioni dei diritti dei lavoratori e allo sfruttamento di questi ultimi.
Tali pratiche e situazioni potrebbero generare un impatto su tre fronti principali:
– aspetto economico: l’utilizzo, da parte di taluni attori economici, di pratiche illegali quali il lavoro sommerso o di pratiche abusive come il falso lavoro autonomo può portare a gravi distorsioni di mercato, a danno delle imprese che lavorano onestamente, in particolare le PMI;
– aspetto sociale: il dumping sociale può dare origine a una situazione di discriminazione e disparità di trattamento tra i lavoratori dell’UE e privarli dell’esercizio effettivo dei loro diritti sociali e del lavoro, anche per quanto concerne la retribuzione e la previdenza sociale;
– aspetto finanziario e di bilancio: il mancato pagamento dei contributi previdenziali e delle imposte in conseguenza del dumping sociale rappresenta una minaccia per la sostenibilità finanziaria dei sistemi di previdenza sociale e le finanze pubbliche degli Stati membri dell’UE.
Distacco transnazionale. Cos’è, invece, il dumping salariale?
Nel mondo del lavoro, lo sbilanciamento tra stipendio percepito da un lavoratore in base alle regole del mercato del lavoro estero, che lo svalutano, e lo stipendio a cui avrebbe diritto con i parametri del Paese di origine, provoca il fenomeno del dumping salariale che, quindi, origina da una disparità di regole nei diversi mercati del lavoro con conseguenze negative su retribuzione, diritti dei lavoratori e previdenza sociale.
Ciò premesso, con il D.Lgs approvato, l’Esecutivo mira a rafforzare la parità di trattamento tra lavoratori “locali” e lavoratori distaccati, attraverso la riaffermazione del principio per cui le imprese distaccatarie sono tenute a garantire ai lavoratori distaccati le medesime condizioni riconosciute ai dipendenti “interni”.
A tal fine, viene ampliato l’elenco delle condizioni di lavoro e occupazione per cui si prevede l’applicazione della legge dello Stato membro ospitante, anche mediante l’inclusione della disciplina in tema di alloggio, indennità o rimborso spese in caso di trasferte o viaggi richiesti dalla società distaccataria.
In attuazione della direttiva viene, inoltre, introdotta la “trasparenza retributiva” sulla cui base ciascuno Stato membro è obbligato a pubblicare in un unico sito web istituzionale, senza indebito ritardo e in maniera trasparente, le informazioni su tutte le condizioni di lavoro e di occupazione, compresi gli elementi costitutivi della retribuzione.