Malattia professionisti. Ed è (ancora) pastrocchio normativo che discrimina

Associazioni professionali fuori. Alemanno e Cerva: “discriminazione nella discriminazione”. E scrivono alla Ministra.

Un nuovo, laconico comunicato stampa dell’INT per ribadire che la norma sulla tutela dei professionisti in malattia o infortunio (art. 1, co. da 927 a 944, L. n. 234/2021), discrimina ancora una volta i professionisti associativi.

Essa, “ab origine” non prevede tutele per i professionisti ex lege 4/2013. In più, se un emendamento fresco di approvazione alla Camera dei deputati presentato dall’ On. De Bertoldi, prevede che la sospensione degli adempimenti fiscali in caso di malattia o infortunio venga estesa allo stato di maternità a rischio e alla malattia dei figli minori, questo stesso atto virtuoso si spegne disastrosamente quando riserva, senza spiegazioni con una qualche logica, la nuova tutela ai professionisti ordinistici, ignorando ora complessivamente oltre 480 mila tra professioniste e professionisti legittimati all’attività contabile dalla Legge dello Stato sopra richiamata. Iscritti, per di più, alla gestione separata dell’Inps.

Eppure il Presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT), Riccardo Alemanno, ha intrapreso sul tema una lotta che a conti fatti sfiora quella condotta dal pittoresco protagonista del fortunato romanzo di Miguel de Cervantes Saavedra, per dare dignità di protezione ai suoi colleghi tributaristi, rinnovando da poco al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, la richiesta di correzione della legge perché quella tutela venga giustamente estesa alle professioniste e ai professionisti associativi.

Fa sapere di aver inviato, congiuntamente alla Consigliera nazionale con delega alle Pari Opportunità, Monica Cerva, una nota alla Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità – Eugenia Maria Roccella – evidenziando come la giusta estesa salvaguardia, applicabile anche in caso di maternità a rischio e/o di  malattia dei figli minori, diventi ora una “discriminazione nella discriminazione”, per non includere le professioni associative.

Un atto di giustizia e di civiltà sociale, questo si chiede al legislatore.

Alla missiva indirizzata alla Ministra, è allegata una proposta di emendamento che risolverebbe l’iniquo trattamento per “donne e uomini che lavorano e danno lavoro”.

Alessia Lupoi

Redazione redigo.info