Partita Iva, l’attribuzione del numero scatena la verifica

Dall’attribuzione del numero di partita IVA originano riscontri automatizzati per l’individuazione di elementi di rischio connessi al rilascio ed eventuali accessi nel luogo di esercizio dell’attività.

Gli Uffici verificano che i dati forniti per la identificazione dei soggetti, ai fini dell’IVA, siano completi ed esatti. L’esito negativo comporta un provvedimento di cessazione della partiva IVA e l’esclusione di essa dalla banca dati dei soggetti passivi che effettuano operazioni intracomunitarie.

Con provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate vengono stabiliti modalità operative per l’inclusione delle partite IVA nella banca dati dei citati soggetti e criteri e modalità di cessazione della partita IVA, come pure l’esclusione della stessa dalla banca dati medesima (art. 35, comma 15-bis del Decreto del Presidente della Repubblica del 26/10/1972 n. 633

Ora, agli effetti del rafforzamento del presidio la Legge di Bilancio 2023 (art. 1, c. 148) fissa un’ulteriore tipologia di controlli (inserendo, appresso al 15 bis, i commi 15 bis 1 e 15 bis 2, dell’articolo 35 sopra richiamato) connessi al rilascio di nuove partite Iva.

Con ciò, il Legislatore consente una piena verifica dell’effettivo esercizio dell’attività e dell’assenza dei profili di rischio.

Delle intervenute disposizioni (15 bis 1 e 15 bis 2) una permette al soggetto passivo, in caso di cessazione, di tornare a chiedere l’attribuzione di una nuova partita Iva, ad una condizione: il rilascio di una polizza fideiussoria o di una fideiussione bancaria.

Partita Iva. Una sanzione ad hoc

Altrettanto nuova, nella Legge di Bilancio 2023 (art. 1, c. 149), è l’introduzione di una precisa sanzione – 3 mila euro – contestuale all’emanazione dei provvedimenti di cessazione della partita Iva.

Il provvedimento del 17 maggio 2023, n. 156803, in attuazione del comma 150 della Legge di Bilancio 2023, definisce le modalità per l’attuazione delle disposizioni sinora sintetizzate.

Con esigenza di chiudere il quadro normativo intorno alla titolarità dei requisiti per l’apertura e il controllo di nuove partite Iva, rammentiamo qui che la norma italiana risponde alla necessità di aderire ai principi contenuti nel Regolamento (UE) n. 904/2010, relativo alla cooperazione amministrativa e alla lotta contro la frode in materia di Iva, che ha il preciso obiettivo di individuare i soggetti privi dei requisiti Iva (soggettivi e/o oggettivi).

Segnaliamo, da ultimo, che è pubblicato il comunicato del Ministero dell’Economia che segnala che nel primo trimestre 2023 sono state aperte 177.725 nuove partite IVA, con una flessione del 6,4% rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno.

Sitografia

www.agenziaentrate.gov.it

www.mef.gov.it