Riders e Gig economy. Il pacchetto Ue sulle future tutele

Il ministro del Lavoro, Orlando, plaude al pacchetto di norme presentate dalla Commissione europea a tutela dei rider e dei lavoratori della Gig economy. L’Italia ha sollecitato con una lettera un intervento a livello europeo che disciplini queste categorie di lavoratori, sottolinea il ministro, che aggiunge: “Integreremo con strumenti nazionali il percorso che si va definendo a livello europeo”.

E ricorda che l’Italia è già intervenuta con un protocollo per contrastare il “caporalato”, che purtroppo non c’è soltanto nel settore dell’agricoltura ma anche i settori tecnologici attraverso lo sfruttamento dei lavoratori, come i riders, intermediati da piattaforme digitali.

Le piattaforme di lavoro digitale sono società che fanno da intermediarie e organizzano il lavoro fornito da lavoratori o lavoratori autonomi a clienti terzi, in un luogo fisico specifico (nel caso di consegna di cibo o il trasporto in auto) oppure online (ad esempio la codifica dei dati o i servizi di traduzione). Le piattaforme intermediarie si avvalgono di tecnologie basate su algoritmi per abbinare in modo efficiente la domanda e l’offerta di lavoro o servizi.

Con un comunicato stampa pubblicato il 9 dicembre 2021, la Commissione Ue ha illustrato le proposte per inquadrare i Gig workers (come i riders), garantendo agli stessi adeguate tutele e diritti sociali.

La road map prevede:

  • una comunicazione da parte Stati membri, le parti sociali e tutti i soggetti interessati con proposte di misure per migliorare le condizioni lavorative nel lavoro mediante piattaforme digitali;
  • una proposta di direttiva, che sarà discussa dal Parlamento europeo e dal Consiglio e, una volta adottata, dovrà essere recepita negli ordinamenti degli Stati membri entro il termine di 2 anni;
  • un progetto di orientamenti sulla concorrenza ai contratti collettivi dei lavoratori autonomi individuali (che sarà sottoposto a una consultazione pubblica per raccogliere le osservazioni delle parti interessate), che, una volta definitivi, vincoleranno la Commissione nella successiva interpretazione e applicazione del diritto dell’Ue in materia di concorrenza.

La direttiva su riders e Gig economy

Nello specifico, la proposta di direttiva dovrà mirare:

  • a garantire l’effettività della situazione occupazionale dei lavoratori delle piattaforme digitali;
  • a stabilire i criteri in presenza di almeno due dei quali la piattaforma deve ritenersi un datore di lavoro a tutti gli effetti, con riconoscimento in capo ai lavoratori dei diritti spettanti ai lavoratori subordinati (tra i diritti più calpestati ad oggi troviamo ferie e orario di lavoro);
  • ad aumentare la trasparenza sull’uso degli algoritmi da parte delle piattaforme, garantendo il monitoraggio umano del rispetto delle condizioni di lavoro e il diritto di contestare le decisioni automatizzate.

“Le piattaforme di lavoro digitale – spiega la Commissione – dovranno garantire che le persone che svolgono lavori di piattaforma abbiano accesso a un contatto umano presso la piattaforma di lavoro digitale per discutere le decisioni che hanno un impatto significativo su di esse. Se viene chiesto di rivedere la sua decisione, la piattaforma deve rispondere entro una settimana… Nel caso in cui la decisione violi i diritti della persona la piattaforma di lavoro digitale deve correggere la decisione o fornire un risarcimento“. 

Riders. Il progetto di orientamenti

Il progetto di orientamenti relativo all’applicazione del diritto dell’Ue in materia di concorrenza ai contratti collettivi dei lavoratori autonomi individuali prestatori di servizi (come i riders), invece, dovrà garantire la certezza del diritto e impedire che il diritto dell’Ue in materia di concorrenza ostacoli gli sforzi dei lavoratori autonomi individuali volti a migliorare le condizioni di lavoro collettive, come la retribuzione.

La consultazione pubblica sarà aperta agli interessati per presentare osservazioni fino al 24 febbraio 2022.

Sitografia

www.corriere.it