Smart working, opportunità da sostenere

L’intervento del dpcm 1° marzo 2020 sulle modalità di accesso allo smart working (lavoro agile), ha aperto la strada a cicliche raccomandazioni istituzionali circa il massimo impiego di questo strumento, favorito da misure semplificate che lo rendono attuabile bypassando alcune fasi dell’accordo tra datore di lavoro e lavoratore, facilitandone altre.

Questa modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato è caratterizzata dall’assenza di vincoli orari e di spazio e da un’organizzazione per fasi, cicli ed obiettivi stabilita, per l’appunto, da datore e dipendente.

Per come definito dalla Legge n. 81/2017, lo smart working trova, mostrandolo in tutto il suo impulso in questa delicata fase di contrasto all’epidemia da Covid-19, il punto di forza nella flessibilità organizzativa e nell’utilizzo di strumentazioni (pc, portatili, tablet) che consentano di lavorare da remoto, in modalità a distanza, in virtù di un accordo individuale sottoscritto su base volontaria dalle parti.

Agli smart worker viene garantita la parità di trattamento economico e normativo rispetto ai loro colleghi che eseguono la prestazione di lavoro con modalità ordinarie.

E’ anche prevista la loro tutela in caso di infortuni e malattie professionali, secondo le modalità illustrate dalla circolare INAIL n. 48/2017.

Sulla scorta dei grandi numeri segnati da questo istituto – segnaliamo, a questo proposito, il Report Fonarcom dell’Indagine Smart Working 2020, che evidenzia un risparmio di costi e un maggiore equilibrio tra vita e lavoro per un’esperienza complessivamente positiva ma che per i lavoratori che hanno partecipato al relativo sondaggio merita di essere migliorata – occorre tuttavia segnalare che l’emergenza ha indotto molte realtà produttive a sperimentare modelli organizzativi nuovi, non ancora conosciuti.

Così stando le cose, la constatazione che il lavoro agile può trasformarsi in opportunità per le aziende italiane dovrà essere supportata da investimenti nella formazione per competenze digitali (digital skills). Contemporaneamente, dovrà nascere o svilupparsi un diverso approccio al modo di lavorare e collaborare all’interno di un’azienda. In altre parole, una nuova mentalità.

Innanzitutto, quindi, cultura aziendale cambiando l’approccio organizzativo interno. Poi, competenze digitali attraverso la formazione dei dipendenti.