CPB, anche INT chiede la proroga a fine novembre
Riccardo Alemanno scrive al Vice Ministro MEF, On. Maurizio Leo, e al Direttore AdE, Ernesto Maria Ruffini, chiedendo anche per i tributaristi di INT la proroga del Concordato preventivo biennale (CPB) al 30 novembre.
Del resto, le criticità – tempi risicati, nuove disposizioni, complicate procedure per lo scarico dei dati dal cassetto fiscale del contribuente – possono inficiare le valutazioni sull’adesione al nuovo regime.
Il Presidente Alemanno evidenzia le difficoltà nell’acquisire i dati per il ravvedimento speciale – collegato al CPB – dal cassetto fiscale del contribuente.
Il 30 novembre p.v. per consentire la valutazione
Non sarebbe intervenuto, per sua stessa ammissione, nel dibattito intorno alla scadenza ultima per l’adesione al CPB, ma “oggi, alla luce delle recenti modifiche normative, delle nuove valutazioni da fare in merito al collegamento con il ravvedimento speciale e, soprattutto, per l’oggettiva difficoltà di scaricare i dati di supporto inseriti dall’Agenzia delle entrate nel cassetto fiscale dei contribuenti ISA, devo ribadire la necessità (e farne richiesta, ndr) di una proroga dell’adesione al concordato […] al 30 novembre […] ”.
Precisa: “Non sono un fan delle proroghe, ma la valutazione e l’acquisizione dei dati forniti dall’Amministrazione finanziaria il contribuente ISA le fa attraverso il proprio professionista intermediario fiscale, quindi se si vuole che ci sia un’ attenta valutazione della proposta concordataria e del collegato ravvedimento speciale si deve concedere un maggior lasso di tempo, questa non è solo una mia riflessione ma è la fotografia concreta della realtà e dell’intasamento che si sta verificando negli studi e nel collegamento con il sito dell’AdE. E se è vero che i dati sul ravvedimento speciale sono di supporto, se l’intermediario fiscale incaricato non riesce ad accedervi, dovrà recuperarli anno per anno, dal 2018 al 2022, dai propri archivi o addirittura dai supporti cartacei, laddove non avesse seguito per tutto il quinquennio il contribuente, considerando inoltre che le società di software a tutt’oggi non hanno comunque avuto il tempo di fornire programmi di supporto per l’acquisizione dei dati elettronici archiviati.”
Dati di fatto, dunque, che sollevano la questione della “necessità di più tempo per garantire una consulenza adeguata all’assistito, con il rischio di non aderire al CPB per impossibilità di valutarne gli effetti”.
Come Alemanno, anche de Nuccio (CNDCEC) chiedeva, giorni fa, un “intervento urgente finalizzato a riconoscere a tutti i soggetti interessati dal concordato preventivo biennale un congruo differimento sia del termine del 31 ottobre per l’accettazione della proposta sia di quello di presentazione delle dichiarazioni”.
Redazione redigo.info